Il terribile e famigerato blocco della scrittura. Nel mio caso sono strane voci interiori che lo costruiscono un pezzo alla volta e lo innalzano come un muro che rema contro la mia creatività. Voci, di persone vere, che negli anni di bambina hanno precisato tutti i miei limiti chirurgicamente. Voci a volte per nulla interiori, altre volte, che mi ronzano intorno, confusionarie.
Ci sono voci che interferiscono costantemente. Persone che fisicamente ruotano intorno al mio computer, al blocco degli appunti o semplicemente al mio sguardo perso in un capitolo che finalmente mi si presenta chiaro nella sua struttura. Ci sono, accade anche a voi, parenti, amici, conoscenti, che non riconoscono in questa nostra dipendenza e passione, un’azione con un qualsiasi valore aggiunto.
Scrivere, sembrano sottolineare con la loro invadenza, quando non lo dicono apertamente, è di chi ha tempo da perdere, di chi si crede chissà chi, di chi è triste e avvolto su se stesso, perso nei suoi diari colmi di pianti e lamentele. Sì, persa lo sono stata e temo lo sarò sempre.
Chi scrive, come chi legge, vive due volte: una nella sua realtà corporea e una in quella che va creando giorno dopo giorno. Il preside di Hogwarts commenterebbe: “Certo che sta accadendo nella tua testa! Dovrebbe voler dire che non è vero?” Ma fallo capire ai profani miscredenti.
(foto di RamDlon su Pixabay)