Il mio quasi ex marito

Due sedie bianche con due palloncini appesi allo schienale, in un paesaggio brullo con un albero secco.

Il mio quasi ex marito, che cominciò a farmi regali di San Valentino quando il matrimonio manifestò le prime crepe strutturali, era convinto che io scherzassi. Chiamarlo ex marito era diventata, secondo lui, una divertente abitudine, per esorcizzare i problemi che ogni coppia si ritrova a vivere dopo qualche anno.

Credo, almeno, che questi fossero i suoi pensieri, visto che non ne parlavamo mai. Non che non ci avessi provato, ma lui era una versione imbattibile del muro di Berlino. Con una serie di mattoni di gomma pronti a respingere qualunque conversazione che non avesse a che fare con la cena, con i nostri genitori o i soliti problemi economici.

Poiché non ne voleva parlare e poiché continuava a ridere, decisi di lasciarlo nelle sue convinzioni, almeno fino a quando non avessi deciso come comportarmi. È strano sapere di aver sposato la persona giusta e di non voler più restare con lei. Da ragazzi eravamo, in fondo, quello che avremmo potuto essere.

La mia psicologa sosteneva che più quanto mi ero messa in discussione non era possibile fare e che dunque ora toccava a lui, ma, visto che preferiva far finta di nulla, era arrivato il momento che decidessi da sola del nostro futuro.

Per consolarmi, mi iscrissi ad un corso per sommelier. Non so perché, ero convinta che bere mi avrebbe aiutata. Non so perché, mi ero convinta che a un corso per sommelier si bevesse. E costava pure una cifra non indifferente che, col senno di poi, avrei potuto spendere in vestiti.

Ora, seguire un corso di sommelier con una pandemia in atto, non è il massimo, ma tant’è, a un certo punto ci toccò seguire le lezioni online. Ero rimasta una delle poche, a dire il vero e la mia costanza, sempre a dire il vero, era l’unica virtù che mi si poteva attribuire.

Finivo per scolarmi mezza bottiglia, mentre l’altra mezza la usavo per uno strano brasato sperimentale e la voce del docente di turno era così rilassante da trasformarsi in un bianco rumore. Finiva che me ne andavo, dimentica del corso e armata di pane e prosciutto, a guardarmi la mia serie tv preferita, di cui avevo comprato tutti i dvd: The Good Wife. Non ridete.

Chissà perché nessuno mi avvisò che, nel frattempo, il corso era finito. Non quella lezione, ma proprio il corso previsto per quell’anno, il secondo di tre, e che era necessario procedere con dei test di autovalutazione prima di accedere al risultato finale.

Ora mi toccherà decidere cosa farne e del mio ex marito e del terzo anno di corso. Prima, però, comprerò un’altra bottiglia di vino.

P.S. Dedicato a colei che ha davvero lasciato a metà il corso per sommelier!

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